Crisi dell’abbigliamento: dall'Estetica del Vestire all'Estetica del Corpo.
Crisi dell’abbigliamento: dall'Estetica del Vestire all'Estetica del Corpo.
Il settore dell'abbigliamento sta attraversando una delle crisi più profonde della sua storia moderna. I dati del 2024 dipingono un quadro allarmante: le imprese della moda perdono 15 milioni di euro di ricavi al giorno, con un calo del 10,5% nella produzione e una perdita di 1,8 miliardi nelle esportazioni nei primi sei mesi dell'anno. Ma quali sono le cause di questa crisi e, soprattutto, come possiamo affrontarla?
Il Parallelo del "Vaso Comunicante"
Pensiamo al budget che i consumatori hanno a disposizione come a un "vaso comunicante": quando si abbassa il livello in un settore, tende ad alzarsi in un altro. Oggi, vediamo che le persone sembrano preferire investire su se stesse, sulla propria immagine e sul proprio benessere fisico, piuttosto che su un guardaroba sempre aggiornato.
Negli ultimi 5-7 anni, e in modo ancora più evidente dal post pandemia, il budget discrezionale del consumatore si è spostato:
Meno spesa in abbigliamento (soprattutto nel segmento fashion di fascia media, che soffre più di tutti). Moda italiana: -5,3% nel 2024, con fatturato di 96 miliardi di euro
Più spesa nel beauty/wellness allargato: skincare, make-up, fitness, trattamenti estetici, medicina estetica, wellness retreat. Beauty & Wellness: +10,5% nel 2024, con gli italiani che spendono 24 miliardi di euro all'anno solo per la cura del corpo. Cosmetica: crescita del 31,5% in 10 anni
Questo spostamento rappresenta un cambio paradigmatico: i consumatori preferiscono investire nell'"estetica del corpo nudo" piuttosto che nell'"estetica del corpo vestito".
Le principali cause di questo spostamento. Dall'Estetica del Vestire all'Estetica del Corpo
1. Esperienza vs. prodotto
· Il beauty e il wellness offrono un’esperienza diretta e tangibile di gratificazione immediata.
· L'importanza della pelle e dei capelli: Avere una pelle luminosa, capelli curati e un aspetto sano è percepito come un investimento sul lungo termine, un modo per proiettare un'immagine di sé positiva e curata, indipendentemente dai vestiti che si indossano.
· La democratizzazione del benessere: Se un tempo il lusso era un abito firmato, oggi è diventato l'accesso a trattamenti estetici, spa e prodotti premium che prima erano appannaggio di pochi.
· L’abbigliamento, soprattutto se percepito come “sempre uguale”, fatica a generare lo stesso effetto emozionale.
2. Trend culturali e social media
· La cultura dell’“apparire” è passata dal vestito all’immagine del corpo e del viso.
· L'ascesa del "Self-Care": Il concetto di "self-care" è diventato un mantra. I consumatori sono disposti a spendere di più per prodotti di alta qualità (come sieri, creme o integratori) e per esperienze (massaggi, lezioni di yoga, ecc.) che li facciano sentire bene, sia all'interno che all'esterno.
· TikTok, Instagram e YouTube alimentano micro-trend di skincare e make-up molto più rapidi rispetto ai cicli moda.
3. La Psicologia del "Piccolo Piacere" vs "Grande Investimento"
· Un trattamento viso da 70€ o un mascara di lusso da 35€ sono percepiti come “piccoli lussi accessibili”, ripetibili più volte l’anno.
· Un capo di qualità richiede ticket medi più alti e decisioni più ponderate.
Il settore beauty beneficia di una dinamica psicologica favorevole: i consumatori percepiscono cosmetici e trattamenti come "piccoli piaceri" accessibili e giustificabili, mentre l'abbigliamento di qualità è visto come un "grande investimento" da rimandare. Questa percezione ha reso il beauty resiliente anche in periodi di incertezza economica.
4. Post-pandemia: comfort e casualizzazione
· Smart working e lifestyle più domestico hanno ridotto la necessità di un guardaroba formale o vario.
Come riportare il consumatore all’“Estetica del corpo vestito”
La domanda cruciale per il settore dell'abbigliamento è: come si può invertire questa tendenza? Come convincere i consumatori a reinvestire parte della loro spesa nell'abbigliamento? La risposta non è abbassare i prezzi per competere con il fast fashion, ma cambiare radicalmente l'approccio, creando un nuovo valore che sia competitivo con quello percepito nel settore del benessere. Trasferire alcune logiche vincenti del beauty nel fashion:
1. Esperienza, non solo prodotto
· Non vendere vestiti, ma "sentirsi bene". L'abbigliamento deve smettere di essere un semplice prodotto e diventare un'estensione del benessere personale. Le aziende devono comunicare come i loro vestiti possono migliorare la fiducia in sé stessi, il comfort e l'espressione della propria identità. Un capo non deve essere solo bello, ma deve far sentire bene chi lo indossa, come un trattamento spa.
· Provare, toccare, indossare deve dare la stessa gratificazione immediata di un trattamento estetico.
· Eventi in store in stile “rituale di bellezza” ma applicati al vestire: consulenze personalizzate, styling su misura, “wardrobe curation” come fosse un trattamento beauty.
2. Storytelling di Trasformazione e del Benessere. Dall’”Avere” all’ “Essere”
· Come nel beauty, non si deve comprare un prodotto, ma la versione migliorata di sé.
· Il fashion deve raccontare e mostrare il “prima e dopo” di un outfit con la stessa forza visiva ed emotiva.
· Raccontare la storia di come un capo ben scelto possa valorizzare la propria figura, creando un'armonia tra il corpo curato e l'abito che lo veste, aumentando autostima e sicurezza.
· Cambiare la narrazione dall’oggetto all’esperienza: Campagne "Come ti fa sentire" invece di "Come ti fa sembrare"
3. Accessibilità e frequenza
· Introdurre capsule e “drop” veloci, a ticket medio-basso, da acquistare più volte l’anno, come avviene per il make-up stagionale.
· Collaborazioni e limited edition per stimolare urgenza.
4. Personalizzazione radicale
· Dall’AI per suggerire look su misura alla possibilità di personalizzare colori, dettagli
e fit.
· Un po’ come un fondotinta che viene calibrato sulla pelle del cliente.
5. Integrazione con il beauty e il wellness
· Pop-up e co-branding con marchi beauty all’interno di store fashion e viceversa.
· Outfit e prodotti per il corpo presentati insieme come parte di un’unica estetica personale.
6. Enfatizzare il benessere attraverso l’abbigliamento
· Materiali sensoriali, comfort, capi “feel good”, capi come ”trattamento da indossare”, capi che abbiano un legame diretto con la percezione fisica di sé (leggeri, avvolgenti, traspiranti, eco-friendly).
7. Investire in qualità e durabilità come forma di "self-care"
· Le aziende dovrebbero posizionare i loro capi di alta qualità come un investimento a lungo termine sulla propria immagine, proprio come lo sono i prodotti skincare.
· Un capo che dura nel tempo, realizzato con materiali eccellenti, è un atto di rispetto per sé stessi e per l'ambiente. Questa è la risposta alla cultura dell'usa-e-getta del fast fashion.
8. Trasformare l'acquisto in Esperienza di Cura di Sé
· Servizi di consulenza styling personalizzati che analizzano forma del corpo, colori più valorizzanti.
· Fitting esperienziali con analisi della postura e consigli su come i capi possono migliorare l'aspetto.
· Abbigliamento su misura che fa sentire il cliente unico e curato
Il futuro? Integrare, non separare
La sfida per il settore dell'abbigliamento è quella di rivendicare il proprio ruolo non solo come industria del prodotto, ma come parte integrante del percorso di benessere e cura di sé del consumatore. Un abito non è solo tessuto, ma un veicolo di fiducia, stile e, in ultima analisi, di benessere.
Il cliente non deve dividere più tra cura di sé e cura del proprio stile.
Sta a noi creare esperienze d’acquisto ibride, che rendano l’abbigliamento parte di un rituale di bellezza a 360°.
L’attuale crisi del fashion può essere l’occasione per reinventarsi.
Non per tornare indietro, ma per ripensare il vestire come atto di benessere, identità e piacere personale.